Il patrimonio intangibile dell’impresa o “intangible assets” indicano l’insieme delle risorse a disposizione di un’impresa, rilevanti per la sua capacità competitiva e il suo valore.
Nella letteratura internazionale sono considerati asset intangibili la corporate intellectual property, di cui fanno parte i marchi, brevetti, copyright, le metodologie di business, la riconoscibilità del marchio e l’avviamento.
In sintesi, si può dividere il capitale intangibile di un’organizzazione in 3 differenti aree:
- Capitale umano (es.: competenze, formazione, esperienza, ecc.)
- Proprietà intellettuale (es. know-how, brevetti, marchi, disegni, diritto d’autore, licenze ecc.)
- Capitale organizzativo (es.: metodi, procedure, operation, comunicazione interna, ecc.)
- Capitale relazionale (es.: clienti, fornitori, network, partner, ecc.)
A livello civilistico all’articolo 2424 è previsto che le immobilizzazioni immateriali siano iscritte nell’attivo dello stato patrimoniale alla voce BI con la seguente classificazione:
- 1) costi di impianto e di ampliamento: Con l’espressione “costi di impianto ed ampliamento” si intende fare riferimento ad alcuni oneri che vengono sostenuti, non in modo ricorrente, bensì in precisi e particolari momenti della vita dell’impresa esempio, dei costi sostenuti nella fase pre-operativa o nella fase di ampliamento della società e dell’azienda
- 2) costi di sviluppo;
- 3) diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno;
- 4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili;
- 5) avviamento;
- 6) immobilizzazioni in corso e acconti;
- 7) altre.
Come vengono valutati gli intangibili?
La valutazione non è un calcolo matematico, ma frutto di un giudizio ragionato e motivato.
Il giudizio deve basarsi sui seguenti valori:
- Razionabilità, ossia deve seguire uno schema logico rigoroso, convincente e fondato su principi di razionalità economica;
- Verificabilità, attendibilità ed autorevolezza delle fonti
- Coerenza fra base informativa, obiettivi della valutazione e risultati conseguiti
- Affidabilità, riducendo al minimo la discrezionalità
- Professionalità, adottando controlli e procedure in grado di garantire un processo di valutazione esente da distorsioni
- Competenza, ossia possedere le conoscenze adeguate all’oggetto ed alla finalità della valutazione
E’ bene precisare che esistono diversi valori dei beni:
- Valore di mercato, ossia è il prezzo che sarà verosimilmente praticato sul mercato avendo a disposizione un appropriato periodo di commercializzazione, alla data di riferimento, ossia è l’incrocio tra miglior prezzo realizzabile dal venditore ed il prezzo più vantaggioso per l’acquirente
- Valore di investimento, che esprime i benefici offerti da un’attività al soggetto che la detiene
- Valore negoziale equitativo, è un prezzo tra due o più parti specifiche, correttamente informate e concretamente interessate
- Valore convenzionale, che usa criteri specifici fissati per la sua determinazione dalla Legge o dai regolamenti
- Valore di smobilizzo, è un prezzo fattibile in condizioni non ordinarie di chiusura del ciclo d’investimento
I modelli di valutazione delle attività possono essere racchiusi in tre macro-categorie:
- Valutazione basata sui flussi di cassa attualizzati (Discounted Cash Flow). Tale modello si basa sul fatto che il valore di un determinato bene (materiale o immateriale) dipenda dai flussi di cassa finanziari che esso genererà. Tali valori sono opportunamente attualizzati per un tasso, che tenga conto dei rischi e delle prospettive del mercato
- Valutazione relativa, basata sul prezzo di attività comparabili, ossia attività simili, standardizzate sulla base di una variabile comune (utile, margine operativo, ricavi, patrimonio etc..)
- Contingent claim valuation, utilizza i modelli di determinazione dei prezzi delle opzioni.